In Sardegna con Daniela Piras

Intervista di “Luoghi d’Autore”

Web-magazine

Nata a Sassari nel 1977, Daniela Piras nutre da sempre una grande passione per la scrittura. Ha al suo attivo una raccolta di scritti dal titolo Parole sugli alberi, il romanzo Village, e a breve uscirà una antologia che comprenderà il racconto Il Volantino, selezionato nel concorso Metro d’Oro, indetto dalle Edizioni Periferia di Cosenza. Oggi andiamo alla scoperta dei suoi luoghi e della sua scrittura.

Il tuo romanzo, Village, si svolge all’interno di un villaggio vacanze in Sardegna. Come nasce l’idea e quanto c’è di autobiografico?
L’idea è nata quando, in una mia esperienza di lavoro all’interno di uno dei tanti villaggi turistici della Sardegna, mi sono resa conto di trovarmi in un mondo parallelo, un mondo dove la realtà era tagliata fuori e dove la finzione e l’allegria di facciata la facevano da padrona. Diverse cose che accadevano là dentro mi stupivano e attiravano la mia curiosità. Ho deciso di raccontarle perché volevo che restasse qualcosa di quel particolare universo di cui molti ignorano l’esistenza. Nel romanzo, ovviamente, c’è qualcosa di autobiografico, la figura della fotografa è quella che più si prestava alla narrazione. “Village”, però, non è assolutamente un diario ma un mix tra realtà, fantasia, riflessioni.

Village affronta una tematica molto attuale, è al tempo stesso una denuncia contro lo scempio ambientale ai danni delle coste ed un invito a ritrovare il senso del viaggio e della scoperta dei luoghi fuori dalla vita di villaggio. Se potessi suggerire un itinerario a chi giunge per la prima volta nei tuoi luoghi cosa suggerisci di visitare e perché?
Il senso di ciascun viaggio, secondo me, è quello della scoperta e della sorpresa. Scoperta in quanto si viaggia per vedere cose diverse da quelle alle quali si è abituati e perché, viaggiando, si riesce a ritrovare la curiosità e la capacità di sorprendersi che magari nella vita di tutti i giorni è assopita dalla routine. Spesso chi viaggia riesce a notare delle cose che chi vive in quei luoghi da sempre non ha mai notato. Un itinerario della Sardegna che consiglierei comprenderebbe non solo il mare e le coste ma anche l’entroterra. Dovendo indicare solo alcune località suggerirei di visitare i paesi a cui sono legata, quindi un itinerario molto personale. Innanzitutto suggerirei di visitare Alghero, cittadina molto particolare in quanto conserva i segni del suo passato catalano; Tempio Pausania e la Gallura in generale, per la sua bellezza che comprende anche l’allegria della sua gente, la particolarità del borgo storico e le sue costruzioni in granito. Nel cuore della Sardegna, suggerirei di visitare Fonni (meglio se in pieno inverno), per vedere le sue montagne innevate e pranzare in uno degli agriturismi dove sono unici i sapori, l’ospitalità della gente e il profumo dei caminetti accesi. Una visita merita il sito archeologico di Monte d’Accoddi, a poca distanza da Porto Torres, uno dei monumenti più importanti della Sardegna preistorica che ospita l’unico esempio di Ziqqurat di tutta Europa, un luogo dove ci si rende conto di essere in un’isola antichissima e con un’importante storia; Altro luogo da vedere, per restare in tema, è il complesso nuragico di Barumini, nella piana della Marmilla, riconosciuto dall’UNESCO come sito patrimonio dell’umanità. Da visitare, inoltre, Bosa, per i colori delle sue case che creano un paesaggio degno di una fiaba e per le sue bellissime spiagge, tra le quali credo sia assolutamente da vedere quella di Cumpultittu; Stintino è una tappa obbligata se si vuole osservare uno dei posti più belli al mondo, senza alcun dubbio: la spiaggia de “La Pelosa”. Da visitare Arbus e le miniere di Montevecchio; la spiaggia di Torre dei Corsari e tutta la Costa Verde. Questi posti sono caratterizzati da una natura molto forte e da paesaggi veramente mozzafiato. Ovviamente di paesi che vale la pena vedere, almeno una volta nella vita, ce ne sono davvero tanti. Altri che consiglierei sono Oristano, città molto importante dal punto di vista storico, poiché è stata capitale del Giudicato di Arborea, e la località marina di “Is Arutas”, unica per via della spiaggia di quarzo rosa che riflette la luce del sole lungo la riva del mare creando degli splendidi giochi di luce; Lollove, piccolo paesino vicino Nuoro dove il tempo pare essersi fermato; Tutta la Costa orientale, in particolare il paese di Dorgali, curato e immerso in una natura millenaria, San Teodoro e la spiaggia di “Capo Coda Cavallo”. Mi fermo qui perché ci sarebbe da scrivere un libro!

Bosa, Ottobre 2014
Foto di Daniela Piras

Leggendo nel tuo blog il post “L’importanza della cultura e dell’arte in ogni campo” ho trovato questo brano molto significativo in cui scrivi: “Parlando nello specifico della Sardegna, visto il risveglio, di cui siamo artefici e partecipi, della nostra identità culturale, considerando che sempre più spesso si fa attenzione alle tradizioni e si cerca di valorizzare gli aspetti storici anche delle piccole comunità, si dovrebbe diffondere la tendenza a riconoscere il valore degli artisti locali e cercare in ogni modo di stimolare la loro produzione artistica creando così opportunità di lavoro concrete a beneficio di tutta la Sardegna”. Cosa suggeriresti di fare concretamente per raggiungere questo obiettivo?
L’obiettivo non è semplice da raggiungere, in quanto è ancora diffuso, purtroppo, il pregiudizio per il quale un artista deve relegare la sua forma espressiva al campo delle passioni e degli hobby.
Credo che tutto il mondo dell’editoria, delle istituzioni pubbliche come la scuola e l’università, delle amministrazioni politiche a tutti i livelli, degli enti preposti ad erogare servizi turistici, avrebbe molto da guadagnare se riuscisse a far sì che gli artisti locali potessero promuovere le loro opere in tutti questi circuiti.
Se nelle scuole, per esempio, oltre a far studiare i grandi artisti noti e stra-noti, si introducesse, all’interno dell’ora di educazione artistica, una sezionededicata agli artisti locali, invitandoli ad intervenire, artisti viventi e in piena produttività, ci guadagnerebbero sia gli studenti, i quali si renderebbero conto che l’arte è tutt’altro che monotonia e nozioni da memorizzare e sia gli artisti, i quali avrebbero la possibilità di farsi conoscere, confrontarsi con bambini e ragazzi che, per antonomasia, sono le persone più curiose. Nello stesso modo credo che le istituzioni politiche, la comunicazione pubblica ufficiale, dovrebbe dare più spazio agli artisti, pubblicizzando i nomi degli autori di quelle belle immagini appese nei cartelloni di eventi culturali e dei quali difficilmente si viene a sapere chi è il fotografo. L’editoria, specie quella locale, dovrebbe avere come base dell’etica professionale quello di citare chi sono gli autori dei pezzi, i fotografi (visto che le immagini non nascono in rete), chi si è occupato di realizzare un particolare logo, anche. Per quanto riguarda gli eventi e le rassegne estive, dedicate per lo più ai turisti, si dovrebbe in qualche modo integrare ciò che rappresenta la tradizione della Sardegna con le forme d’arte contemporanee in modo tale da far capire ai turisti che sì, in Sardegna c’è il folklore, ma esistono anche artisti odierni che riescono sia ad innovare e in qualche modo anche a “svecchiare” la tradizione. Questi artisti concepiscono anche forme d’arte originali e interessanti, le quali rompono di netto con il passato. In particolare esistono interessanti progetti sperimentali nel campo musicale. Tutto questo genererebbe un virtuosismo che avrebbe come risultato quello di far fruire le opere artistiche, le opportunità di lavoro sarebbero la naturale conseguenza di questo circuito, oltre quella di abbattere il muro invisibile che spesso separa gli artisti dal resto della gente.

Scrivi da sempre ma sei anche un’appassionata fotografa, queste due forme d’arte si possono influenzare a vicenda?
Assolutamente sì! Credo che la scrittura e la fotografia siano due modi diversi di vedere il mondo. Frammenti di realtà finiscono, rispettivamente, in un racconto o in una foto. La curiosità è alla base della scrittura, così come la fantasia, e entrambe queste caratteristiche servono per riuscire a cristallizzare sensazioni e immagini che si vogliono portare dentro un libro o in un album di foto. La scrittura e la fotografia sono due forme d’arte molto simili che non possono che influenzarsi. Raccontare delle storie attraverso le immagini è come scrivere un libro: ogni persona riesce a cogliere diversi aspetti, perché tutto è soggettivo.


>> Fonte articolo

Luoghi d’Autore di Emanuela Riverso WEB-MAGAZINE

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