Il volto di Tissi, negli ultimi tempi, si è molto modificato, da paese di poco più di 1300 abitanti è diventato un centro che ha visto incrementare il numero dei residenti di oltre mille persone. Un fatto in controtendenza con quello che, purtroppo, vediamo accadere nei piccoli centri che hanno una maggiore distanza da Sassari, i quali assistono a un progressivo spopolamento.
Questo incremento di abitanti del paese, però, è quasi impercettibile. Interi complessi residenziali sono abitati da persone che, trasferitesi principalmente dalla città di Sassari, invogliati dai prezzi delle abitazioni più accessibili, non frequentano minimamente il paese, limitandosi a dormirci, fenomeno che sta progressivamente trasformando Tissi in una periferia della città di Sassari. Il paese, parallelamente, appare svuotato e smorto: le vie del centro sempre meno vissute, il senso di comunità che va sparendo.
Considerando quindi il cambiamento avvenuto alla composizione della nostra comunità, bisognerebbe far fronte a due questioni fondamentali: la prima è rilevare che le esigenze del paese sono diverse da quelle del passato, la seconda è domandarsi se gli amministratori degli ultimi anni siano riusciti a conciliare i bisogni di tutti i cittadini (vecchi e nuovi) e di gestire al meglio questa nuova situazione.
Partendo dal presupposto che la crescita demografica è comunque una risorsa economica e che la vicinanza a Sassari è, di per sé, un punto di forza, ciò che bisogna scongiurare è che Tissi diventi un quartiere dormitorio di Sassari. Io sono convinta che questo non sia già avvenuto e che, se si agisce in maniera drastica su alcune criticità, il peggio possa ancora scongiurarsi.
I miei ricordi di Tissi, risalenti alla metà degli anni ’80, mi rimandano l’immagine di un paese pieno di vita. Le domeniche mattina la gente passeggiava al centro, andava a fare colazione nei bar che, in occasione della giornata di festa, si rifornivano di cornetti e pasticcini. Dopo la messa di metà mattina, giovani e meno giovani si sedevano nello storico “muraglione” a ridosso del belvedere a chiacchierare. Le sere d’estate le persone riempivano le vie del centro sino ad arrivare all’allora poco illuminata fine di via Brigata Sassari, quella che portava all’uscita del paese e alla zona che veniva chiamata “delle ville”, ovvero le prime singole costruzioni al di fuori del centro.
Un altro ricordo appartiene al lunedì mattina e riguarda il bellissimo mercatino che vedeva la presenza di bancarelle di ogni sorta, il quale si estendeva dalla piazza Municipale fino alla parte alta della stessa via. Può darsi si vendessero anche patacche, ma quello che lo rendeva “bellissimo” era la presenza della gente, le chiacchiere, gli incontri, in poche parole la socialità che ci stava dietro. Un altro bel ricordo è quello che riguarda l’aria che respiravo quando, per qualche motivo, la mattina non mi trovavo a scuola: via Roma era un viavai di persone, le attività apparivano fiorenti, il negozio principale, quello di “Zia Angelica” era un punto cruciale, si respirava un’aria di casa, oggi definirei quella sensazione un “collante sociale”. Sicuramente la vita non era perfetta e facile nemmeno allora, anche se la crisi economica era qualcosa di distante; era chiaro che chi voleva fare qualcosa la faceva, chi voleva restare in paese lo faceva e, a partire alla ricerca di qualcos’altro, erano per lo più ragazzi giovani che volevano fare esperienze fuori dalla Sardegna, e si trattava di una scelta.
Le cose cambiano ovunque e questo è normale però ancora oggi, come ieri, sappiamo che la forza di Tissi è sempre stata quella di saper mantenere le peculiarità della piccola comunità, unendole al vantaggio di avere la grande città a fianco, a uno schiocco di chilometri; in questo è stata una vera opera rivoluzionaria la costruzione della “strada nuova” e del ponte che ci ha permesso di accorciare in maniera drastica il tempo di percorrenza della tratta Tissi-Sassari, rendendo la vecchia strada che attraversava la frazione di Caniga, con le sue curve e il suo passaggio a livello, in breve tempo, solo un ricordo.
Vorrei offrire, con queste poche righe, degli spunti di riflessione che trovano sbocco in alcune proposte che mi piacerebbe vedere fra quelle dei candidati al consiglio comunale del paese:
Ritengo essenziale che ci si preoccupi di rispettare i luoghi che appartengono a tutti, e per rispetto intendo la salvaguardia e la valorizzazione dello scopo per il quale sono nati, come ad esempio la sala del museo etnografico inserita nel complesso dell’ex mattatoio. Allo stesso modo sarebbe auspicabile assistere alla riqualificazione di locali che hanno avuto un’importanza strategica nel passato e che oggi meriterebbero di essere riutilizzati in un’ottica di affermazione culturale e di sviluppo socio economico del paese. Tra i monumenti da valorizzare non può essere escluso il lavatoio storico, risalente al 1905, il quale si presta ad essere un luogo ideale in cui organizzare eventi culturali di alto spessore qualitativo e dibattiti di vario genere. I luoghi storici vivono e continuano ad esistere se vengono messi al centro delle persone, e non relegati negli angoli.
Per quel che concerne la struttura urbanistica, penso sia essenziale per il decoro del paese che le vecchie case, che oggi appaiono completamente abbandonate, nelle vie parallele a via Roma (la via principale) vadano risistemate o messe in vendita con bando pubblico a prezzi competitivi, cercando di trovare le risorse affinché si proceda ad una reale riqualificazione del tessuto urbano.

In conclusione, in un paese di 2300 abitanti, bisognerebbe cercare di rendere tutti partecipi di una idea di comunità affinché il paese venga vissuto in pieno e sentito come “proprio”. La programmazione dei prossimi cinque anni dovrebbe essere costruita sui reali bisogni della popolazione, ascoltando con attenzione quelli che sono i problemi dei suoi abitanti.
L’auspicio, per me che ho deciso di guardare queste elezioni dall’esterno e di provare comunque a dare un mio contributo attraverso queste poche righe, è quello di non assistere ad una campagna elettorale che abbia come tema la capacità dei candidati di riuscire a racimolare voti o di avere come unica motivazione quella di portare avanti una protesta fine a se stessa, senza aver ben chiaro un progetto alternativo.
La raccolta di questi suggerimenti implica, in automatico, non di fare un copia e incolla tra le pagine di un programma elettorale, ma che si riesca a dar vita ad un confronto in un dibattito da mettere in piedi con i cittadini, cosa imprescindibile anche in campagna elettorale.
Tutti dovrebbero avere la possibilità di esprimere, durante un confronto, qual è la loro idea di paese, perché le idee non devono avere paura di essere espresse. Le idee non costituiscono che un punto di partenza, e hanno senso solo se accompagnate dalla capacità di realizzarle.
Tissi, 3 aprile 2017