
Per un sassarese leggere i racconti contenuti in “Crash” è un’esperienza incredibile: trova le vie, i nomi della sua città, trova le caratteristiche peculiari di Sassari e dei suoi cittadini, in bene ed in male, lì davanti a se: timidi (ma non troppo) protagonisti di storie forse inventate ma fin troppo realistiche.
Tutti possono godere i bellissimi racconti che Daniela ha inserito in questo libro, ma per il sassarese questi assumono una valenza particolare. Ogni racconto dipinge perfettamente uno spaccato della vita di Sassari e dei sassaresi, il loro modo di parlare, di agire, reagire; chi legge viene catapultato nella Sassari storica dove risiede un’alta percentuale di immigrati e da anni sede della prostituzione in città, nei vicoli stretti che sono patrimonio della nostra cultura, nel pieno del nostro “ego” sempre ferito ma sempre ricucito, anche quando vediamo la nostra città che ci delude… per noi Sassari è la città più bella del mondo anche quando ogni giorno ci troviamo a dover constatare che la va allo sfascio, spesso per la nostra attitudine a “fottercene di tutto” e a comportarci come pecore. La passione per la chiacchiera di noi sassaresi è ben rappresentata nello splendido racconto “L’appeso”, molto gustoso; la nostra vena malinconica e sognatrice pervade “La Giulietta”, dove potrete conoscere anche la nostra “bigorrìa”, ossia la tendenza a continuare ottusamente nel nostro sogno anche quando siamo consci che non ci porterà niente di buono. E che dire dell’amara tragicità di “La guerra è finita”?
Racconti che non sono semplici racconti, sono spaccati della vita di una città che in poche pagine concentrano – usando la scusa della “crisi” – il succo di una intera cultura.