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Un modo semplice di Daniela Piras

Talos, 2020 – Diario a due voci di Flavia e Manuel. Manuel non è disposto ad accettare di perdere Flavia, e arriva a compiere un’azione di cui non si sarebbe mai ritenuto capace. Da quel momento niente è più semplice.

Un modo semplice (Talos, 2020) di Daniela Piras è il diario a due voci di Flavia e Manuel, due ragazzi che si incontrano ai tempi dei loro studi universitari nella città di Urbino, luogo che diventa coprotagonista della storia.

“E Urbino era così, la città ideale, la città ferma nel tempo, sempre uguale a se stessa, cristallizzata e perfetta”.

Tra Flavia e Manuel nasce subito un’amicizia e poi qualcosa di più, ma non si conoscono davvero.

“Avevamo due modi di vedere il mondo completamente diversi, e molto precari”.

“Non immaginavo cosa gli passasse realmente per la testa, all’epoca davo per scontate troppe cose, credevo che i miei pensieri e i suoi fossero gli stessi, che le parole fossero già diventate superflue, tra di noi”.

E così ben presto il rapporto si incrina, i due si allontanano. Ma Manuel non è disposto ad accettare di perdere Flavia, e arriva a compiere un’azione di cui non si sarebbe mai ritenuto capace. Da quel momento niente è più semplice.

“Non era semplice, no, non era assolutamente semplice. Non avevo più il controllo su niente, il mondo sembrava essere andato avanti, così avanti da non poter più essere il mio, e io non mi sentivo più quello di prima. […] I miei neuroni erano completamente assenti, era come se avessi uno sciame di vespe in testa”.

E a Flavia non resta che trovare un modo per superare quello che è successo. Cerca di nasconderlo perfino a se stessa, di adattarsi, di andare avanti, nonostante il continuo stalking di Manuel.

“A volte penso di aver sognato, di aver costruito questo fatto con la forza della mia fantasia, tanto vorrei che davvero non fosse successo, poiché da allora niente fu più come prima. […] Io imparai a convivere con il tormento”.

Ma quello che succede inevitabilmente cambia le persone.

“Dalla mia vita era sparita la musica. […] Mi sentivo muta. Non avevo più niente da dire né da sentire”.

E così a entrambi non resta che cercare di darsi una spiegazione e di proseguire in qualche modo la loro vita, affrontando le fragilità che fanno parte di ciascuno e le azioni che per loro ne sono derivate.

Recensione a cura di Fabrizia Scorzoni