SASSARI: Presentazione del romanzo "LEO" di Daniela Piras

Martedì 8 agosto, ore 19:30
Terrazza del ristorante “F.lli Tola”
Via Mercato 2b – Sassari (SS) 
Dialogheranno con l’autrice Luana Farina e Cristina Cossu
 
La scrittrice
Daniela Piras, nata a Sassari nel 1977, manifesta già da piccola l’interesse verso la scrittura. Partecipa a diversi concorsi letterari. Laureata in Scienze della Comunicazione e Giornalismo, ha la passione per i viaggi. Autrice di “Parole sugli alberi”, “Village” e “Crash”.
 
Il libro
È edito dalla Talos Edizioni l’ultimo romanzo di Daniela Piras, “Leo”. Il libro racconta la storia di uno studente universitario e della sua difficoltà a trovare il proprio posto all’interno della società; attraverso “Leo” l’autrice affronta un fenomeno sociale attuale ma non ancora molto conosciuto, quello relativo ai ritirati sociali, noto in Giappone con il nome di Hikikomori. Si tratta di un piccolo esercito, costituito da ragazzi per lo più adolescenti, che decide di chiudere ogni rapporto con la società e di auto recludersi in casa, cercando di sviare in questo modo i tanti problemi causati dal confronto con i propri coetanei, con l’altro sesso e, in genere, con una società considerata ostile.
Il romanzo vanta la prefazione dei due massimi esperti in Italia del fenomeno dei ritirati sociali, Matteo Lancini e Antonio Piotti. Matteo Lancini è psicologo e psicoterapeuta, presidente della fondazione Minotauro di Milano e dell’AGIPPsA (Associazione Gruppi Italiani di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Adolescenza); Antonio Piotti è psicoterapeuta e insegna Prevenzione delle condotte auto lesive e del tentato suicidio adolescenziale presso l’alta scuola di psicoterapia psicoanalitica dell’adolescenza e del giovane adulto A.R.P.Ad-Minotauro di Milano.
Un libro che fa riflettere sulle fragilità dei giovani in un’epoca in cui ostentare e apparire al meglio pare essere diventato un dovere sociale.
 
La trama
Leo è uno studente universitario fuori sede, un ragazzo introverso e con false sicurezze allo stesso tempo, la sua vita scorre monotona e tranquilla mentre, parallelamente, la sua mente crea un mondo incantato ricco di avvenimenti, in totale contrasto con la realtà. Il viaggio introspettivo racconta la vita del protagonista che scorre su due binari che non si incontrano mai; tre episodi in particolare (un femminicidio, una rapina e la scoperta di un cadavere) scuotono la sua esistenza e lo portano a mettere in discussione il suo ristretto mondo. Tra un’allucinazione e una presa di coscienza, Leo si troverà catapultato, suo malgrado, nel mondo degli adulti.
 
Pubblicato da: Talos Edizioni, maggio 2017

SASSARI: PRESENTAZIONE DEL LIBRO "LEO" DI DANIELA PIRAS

Un viaggio introspettivo tra la vita e la fantasia, due binari che non si incontrano mai. Oppure, qualche volta accade?


Venerdì 9 giugno alle ore 18:30 

Libreria Messaggerie Sarde 
Piazza Castello, 11 –  07100 Sassari
Interverranno l’autrice e Rita Marras.


La scrittrice
Daniela Piras, nata a Sassari nel 1977, manifesta già da piccola l’interesse verso la scrittura. Partecipa a diversi concorsi letterari. Laureata in Scienze della Comunicazione e Giornalismo, ha la passione per i viaggi. Autrice di “Parole sugli alberi”, “Village” e “Crash”.

Il libro
È edito dalla Talos Edizioni l’ultimo romanzo di Daniela Piras, “Leo”. Il libro racconta la storia di uno studente universitario e della sua difficoltà a trovare il proprio posto all’interno della società; attraverso “Leo” l’autrice affronta un fenomeno sociale attuale ma non ancora molto conosciuto, quello relativo ai ritirati sociali, noto in Giappone con il nome di Hikikomori. Si tratta di un piccolo esercito, costituito da ragazzi per lo più adolescenti, che decide di chiudere ogni rapporto con la società e di auto recludersi in casa, cercando di sviare in questo modo i tanti problemi causati dal confronto con i propri coetanei, con l’altro sesso e, in genere, con una società considerata ostile.
Il romanzo vanta la prefazione dei due massimi esperti in Italia del fenomeno dei ritirati sociali, Matteo Lancini e Antonio Piotti. Matteo Lancini è psicologo e psicoterapeuta, presidente della fondazione Minotauro di Milano e dell’AGIPPsA (Associazione Gruppi Italiani di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Adolescenza); Antonio Piotti è psicoterapeuta e insegna Prevenzione delle condotte auto lesive e del tentato suicidio adolescenziale presso l’alta scuola di psicoterapia psicoanalitica dell’adolescenza e del giovane adulto A.R.P.Ad-Minotauro di Milano.
Un libro che fa riflettere sulle fragilità dei giovani in un’epoca in cui ostentare e apparire al meglio pare essere diventato un dovere sociale.

La trama
Leo è uno studente universitario fuori sede, un ragazzo introverso e con false sicurezze allo stesso tempo, la sua vita scorre monotona e tranquilla mentre, parallelamente, la sua mente crea un mondo incantato ricco di avvenimenti, in totale contrasto con la realtà. Il viaggio introspettivo racconta la vita del protagonista che scorre su due binari che non si incontrano mai; tre episodi in particolare (un femminicidio, una rapina e la scoperta di un cadavere) scuotono la sua esistenza e lo portano a mettere in discussione il suo ristretto mondo. Tra un’allucinazione e una presa di coscienza, Leo si troverà catapultato, suo malgrado, nel mondo degli adulti.

Pubblicato da: Talos Edizioni, maggio 2017

“Crash”: uno spaccato di vita di Sassari (di Alessandro Demontis)

Per un sassarese leggere i racconti contenuti in “Crash” è un’esperienza incredibile: trova le vie, i nomi della sua città, trova le caratteristiche peculiari di Sassari e dei suoi cittadini, in bene ed in male, lì davanti a se: timidi (ma non troppo) protagonisti di storie forse inventate ma fin troppo realistiche.

Tutti possono godere i bellissimi racconti che Daniela ha inserito in questo libro, ma per il sassarese questi assumono una valenza particolare. Ogni racconto dipinge perfettamente uno spaccato della vita di Sassari e dei sassaresi, il loro modo di parlare, di agire, reagire; chi legge viene catapultato nella Sassari storica dove risiede un’alta percentuale di immigrati e da anni sede della prostituzione in città, nei vicoli stretti che sono patrimonio della nostra cultura, nel pieno del nostro “ego” sempre ferito ma sempre ricucito, anche quando vediamo la nostra città che ci delude… per noi Sassari è la città più bella del mondo anche quando ogni giorno ci troviamo a dover constatare che la va allo sfascio, spesso per la nostra attitudine a “fottercene di tutto” e a comportarci come pecore.  La passione per la chiacchiera di noi sassaresi è ben rappresentata nello splendido racconto “L’appeso”, molto gustoso; la nostra vena malinconica e sognatrice pervade “La Giulietta”, dove potrete conoscere anche la nostra “bigorrìa”, ossia la tendenza a continuare ottusamente nel nostro sogno anche quando siamo consci che non ci porterà niente di buono. E che dire dell’amara tragicità di “La guerra è finita”?

Racconti che non sono semplici racconti, sono spaccati della vita di una città che in poche pagine concentrano – usando la scusa della “crisi” –  il succo di una intera cultura.

Consigli direzionali

Sassari 15 agosto 2016

In queste ore, dove abbondano le polemiche sui social riguardo i fischi de La Faradda, ho voluto scrivere un racconto con una chiave di lettura del tutto ironica che spero aiuti a stemperare la tensione accumulata. A zent’anni!

Daniela Piras

“Consigli direzionali”

Erano giorni tipicamente estivi. Il forte caldo veniva smorzato dai venti che arrivavano dal mare, gli alberi del viale ospitavano, nelle ore pomeridiane, gruppuscoli di anziani e ragazzi che si radunavano per fare una chiacchierata e per “cercare il fresco”.
Al palazzo del comune aleggiava la solita aria da mezza estate, ci si preparava per affrontare la settimana dei festeggiamenti de “La Faradda de li Candereri”, quell’anno diventata nei manifesti affissi in tutta la città, la più “italiana” Discesa dei Candelieri. Tra un caffè di metà mattina e una controllata ai social, dove verificava lo stato di avanzamento delle critiche rivolte alla maestosa opera in corso costituita dalla pista ciclabile, il sindaco si teneva informato sugli umori dei suoi concittadini, animato da un modesto ottimismo, fiducioso del fatto che in fondo stava lavorando bene e che le critiche lette sui vari gruppi Facebook fossero solo lo sfogo di infelici sconfitti facenti parte dei partiti dell’opposizione.
All’improvviso, mentre navigava sulla sua home page, la sua attenzione venne rapita da una singolare foto, rappresentante una serie di cartelli di indicazioni stradali a ridosso di una rotatoria, in una zona semiperiferica della città.
Insieme ai cartelli indicanti la direzione da seguire per recarsi a Osilo, a Scala di Giocca, a Ossi e a Serra Secca, ne spuntava uno, di un blu acceso, che indicava, molto poco eticamente, la strada per “andare affanculo”, precisamente c’era scritto proprio “Anche affanculo”. Come era possibile? Chi era il delinquente che aveva orchestrato quello scempio? Urgeva porvi rimedio!
Prima di agire, però, consapevole della facilità con cui si poteva incappare in gaffe sui social, il sindaco sospirò piano, per ben tre volte. Chiamò poi nell’ufficio i suoi più fidati consiglieri, per metterli al corrente di ciò che aveva scoperto. La riunione durò quasi due ore, bisognava essere accorti nella decisione da prendere poiché il periodo era parecchio critico e sui social, in particolar modo, si annidavano orde di contestatori, odiatori di professione, antagonisti politici e perdi tempo i quali erano soliti commentare tutti gli stati del primo cittadino in maniera a dir poco polemica.

Il sindaco era stanco di tutto questo astio e si chiedeva come mai la vasta percentuale dei suoi elettori non fosse in grado di fronteggiare questo attacco virtuale.

E ora anche il cartello blasfemo! Si decise di mandare una squadra di tecnici a rimuovere l’indicazione verso “quel paese”. Gli assessori contattarono immediatamente chi di dovere affinché indirizzasse gli operai sul luogo dell’abominevole sfottò. I lavoratori, di malavoglia, si recarono con l’ape 50 di ordinanza sul posto e iniziarono a cercare il cartello incriminato, ma senza successo.

– Ma dov’è? – chiese il caposquadra.
– Dovrebbe essere qui, dalla foto appare ben chiaro quale sia la rotonda – rispose uno degli operai.
– E allora perché qui non si vede nulla?

Il mistero si infittiva sempre più e, dopo circa mezz’ora, il responsabile della squadra chiamò negli uffici direzionali comunicando la difficoltà di trovare il cartello. Il sindaco si infuriò e picchiò i pugni sul tavolo, colpendo per errore il porta penna e imprecando per il dolore. Ripresosi dagli spasmi cominciò ad inveire contro gli operai, i quali non erano in grado di trovare manco l’acqua al mare, a suo dire.

Dall’altra parte, il responsabile, capì di aver sbagliato a fare quella telefonata e all’improvviso, mentre in sottofondo gli improperi del sindaco erano nella fase terminale, riuscì a dire all’impiegata: “Eccolo, lo abbiamo trovato, è tutto a posto!”.

Il sindaco, rosso in volto e stremato dai nervi, si fece portare un bicchiere di aranciata per riprendersi.

Nel frattempo, in mezzo alla rotatoria, gli operai sopra l’ape 50, guardarono con sospetto il responsabile che aveva appena asserito di aver trovato il cartello, dato che questo continuava a non palesarsi.

– Scusi, diretto’ – azzardò il più anziano di loro – Ma dove lo ha visto il cartello?

– Non l’ho mica visto! Ho detto così per farli smettere di urlare! Vogliono che il cartello venga rimosso, no? Ecco, facciamo finta di averlo rimosso. Rientriamo in sede.

Gli operai lo guardarono con riverenza e rispetto per il modo in cui aveva preso in mano la situazione e la aveva risolta.

Tornati al palazzo comunale, raccontarono la difficoltà che avevano riscontrato nel rimuovere il cartello, la pazienza che avevano dovuto sfoderare poiché lo stesso era stato attaccato con meticolosa testardaggine, mostrarono anche i graffi alle braccia causati dallo sforzo fatto nello sfilare il segnale che si trovava esattamente sotto il cartello “sano” che indicava la direzione per Osilo. Come prova del lavoro svolto, chiesta dal primo cittadino, mostrarono la foto sullo schermo dello smartphone del responsabile, la quale testimoniava la ritrovata decenza dei segnali direzionali.

Il sindaco si fece inviare subito la foto e la condivise sulla sua pagina Facebook scrivendo:

“Il delinquente che ha profanato la segnaletica stradale cittadina ha avuto solo una breve visibilità. Una squadra di operai è stata inviata sul posto e ha rimosso prontamente l’offensivo cartello, questa operazione è costata qualche centinaia di euro ma l’amministrazione comunale non poteva assolutamente rimandare, ne andava del decoro della città. Sassari è tornata a essere una città sobria che indica la retta via a cittadini, viandanti e turisti, e nessuno più si troverà nella situazione di dover essere indirizzato a quel paese”.

Il commento si concludeva con una serie di hashtag: #sassaricittàbella; #guerraaidelinquenti; #indicazionistradali; #lasassaricheamo.

Sotto, i commenti si sprecavano, c’era chi sosteneva che l’indicazione incriminata doveva essere posizionata davanti al palazzo del comune, o nel salotto del sindaco, c’era chi contestava la cifra spesa e chiedeva di vedere un giustificativo, chi ancora sbraitava asserendo che la città era piena di buche e che quella del segnale era una semplice goliardata a cui era stata data troppa importanza. Alcuni dicevano che la cifra spesa era totalmente spropositata, dato che il cartello era stato affisso con semplici fascette da elettricista e che, quindi, per rimuoverlo, sarebbe stato sufficiente usare un paio di forbici.

Il sindaco, esasperato da quelle critiche, incominciò a sbraitare in sassarese stretto e, approfittando dell’assenza degli amministratori che erano andati a festeggiare il ritrovato status quo della segnaletica con un aperitivo al bar, scrisse sotto l’ultimo insulto “Eja, canta canta!”.

Quel commento scatenò l’ira di molti utenti del social e, in men che non si dica, apparve un’altra foto, una scritta sul muro di un noto palazzo storico di Piazza Tola: “Nicola, canta canta!”.

Il primo cittadino non poteva credere ai suoi occhi, quel social network era davvero ingovernabile, ora anche palazzo D’Elia era stato imbrattato! Prima la fontana di Rosello, poi i cartelli, ora questo! La situazione stava degenerando, perciò decise di convocare una seduta d’urgenza con la presenza delle forze dell’ordine e con i rappresentanti della polizia locale, i quali arrivarono elegantissimi nelle loro nuove divise stile “New York City Police Department”.

Il tema del consiglio fu quello della prevenzione di eventi catastrofici e vandalici. La città doveva essere tutelata e protetta da quello sciame di invasati del web che non perdeva occasione di imbruttire l’antica città turritana, perciò venne subito inviato un commando di tecnici imbianchini specializzati nella rimozione di scritte. In Piazza Tola, però, nella facciata del palazzo storico, non c’era nessuna scritta. Il mistero si infittiva sempre più, fino a quando il responsabile della squadra di operai dell’ape 50 e il responsabile dei tecnici imbianchini si incontrarono.

I due parlarono per quasi mezz’ora dell’accaduto e di quelle spedizioni che avevano dovuto effettuare, senza motivo. Cosa stava succedendo in città?

Contemporaneamente, in un noto gruppo Facebook, era un fiorire di foto che testimoniavano una guerra in atto: erano stati presi di mira anche il Palazzo della Provincia e la statua di Vittorio Emanuele, altre scritte erano comparse in Piazza Fiume, all’ingresso del parcheggio sotterraneo e, soprattutto, la pista ciclabile, nel tratto di Viale Mancini, appariva irrimediabilmente compromessa. Per tutta la lunghezza della strada violacea, infatti, si estendevano le lettere, a caratteri cubitali, che andavano a formare la scritta, sempre la solita, tutta la città era invasa dal motto “Nicola Canta Canta!”.

Furono settimane terribili, i componenti della giunta non riuscivano a spiegarsi il motivo di un simile sfottò, poi il primo cittadino ebbe un crollo nervoso e confessò di essere stato lui l’autore del primo “Canta Canta”. Vi furono le dimissioni in massa di tutti i membri e il sindaco non poté far altro che richiedere l’aiuto dell’altro rappresentante della città, San Nicola, il quale, mosso da un sentimento di commozione e impietosito dall’operato della giunta, fece avere la risposta, tutta terrena, allo stato di degrado a cui la città pareva andare indissolubilmente.

Dopo qualche giorno, un esperto di post produzione fotografica inviò all’indirizzo e-mail del sindaco le foto dei monumenti imbrattati, prima e dopo il lavoro effettuato con Photoshop.

Sassari: Presentazione "Crash", racconti di Daniela Piras

Presentazione “Crash”
Racconti
di Daniela Piras 

Marco Del Bucchia Editore
www.delbucchia.it

Koinè Libreria Internazionle
Via Roma 137, h. 18.00
Sassari

“Tutta colpa della crisi” si sente dire quando avvengono fatti insoliti o episodi tragicomici. E in questi anni, in cui la crisi è sempre più presente, in suo nome si è arrivati a giustificare gesti bizzarri quasi al limite dell’assurdo. Una sola speranza, la stessa che hanno i protagonisti delle undici storie narrate in questo libro: che finisca al più presto.

Dialogherà con l’autrice Maria Barca.

Daniela Piras presenta "Village" a Sassari

Daniela Piras 

presenta: “Village”  

Iniziativa realizzata nell’ambito delle attività culturali de “Il Vecchio Mulino” a Sassari, il romanzo d’esordio di Daniela Piras. 

Il libro affronta tematiche di estrema attualità che vanno da argomenti leggeri che raccontano con ironia aneddoti riguardanti il visitatore tipo dei villaggi turistici fino a toccare argomenti più seri che offrono numerosi spunti di riflessione sull’utilizzo dell’ambiente e della cultura sarda, spesso oggetto di una folkolorizzazione riduttiva che poco racconta della Sardegna.

«Un libro un po’ (anzi molto) scomodo sulla conduzione e sugli effetti di un certo tipo di turismo in Sardegna.»

Daniela Piras è nata a Sassari nel 1977, è laureata in Scienze della Comunicazione e Giornalismo,”Village” è il suo primo romanzo.

Conversa con l’autrice: Mario Borghi (scrittore, autore teatrale e blogger). 

Intermezzi musicali a cura di Federica Borghi. 

Mercoledì 23 Luglio, ore 18.30
Il Vecchio Mulino Via Frigaglia, 5 – Sassari

ingresso libero

Parole sugli alberi

Venerdì 27 Maggio 2011
Ore 19:00
Presentazione del Libro di racconti e poesie di Daniela Piras, “Parole Sugli Alberi” Presso la Libreria Odradek a Sassari in Via Torre Tonda, 42

Daniela Piras è nata a Sassari nel 1977, è laureata in Scienze della Comunicazione e Giornalismo, “Parole sugli alberi”, raccolta di racconti e poesie, è la sua prima pubblicazione.

Tre delle opere racchiuse nel suo libro sono state premiate al concorso di narrativa e poesia “Mariuccia Ruju Dessì” di Sassari nelle edizioni del 2001 e del 2007.

Presenta: Francesca Arru, sassarese, è laureata in scienze della comunicazione con specializzazione in comunicazione ambientale. Giornalista pubblicista, scrittrice, collaboratrice di periodici d’attualità, attualmente è impiegata in un ente pubblico.

Interpreta: Maria Antonietta Pirrigheddu, tempiese, è un’artista poliedrica: scrive, narra, recita nella compagnia “Filodrammatica gallurese”, si occupa di pittura artistica su vetro.