Intervista a Dodi Battaglia: leggendaria chitarra dei Pooh

Tra pochi giorni, esattamente il dieci di luglio, uscirà il vinile 33 GIRI 180 GR. + album fotografico di “PERLE 2” (Azzurra Music) di DODI BATTAGLIA, il disco live in edizione limitata e autografata. Qualche settimana fa ho avuto il privilegio di intervistare telefonicamente, per SH Magazine, questo grande musicista. Dodi mi ha risposto dalla sua assolata Bologna, da dove si è detto subito nostalgico di chi, come me, si trovava in Sardegna; aveva una grande voglia di raggiungere la sua casa al mare qui, che si trova proprio di fronte all’isola di Tavolara, e mi ha invitato a darci confidenzialmente del tu. È venuta fuori una bella chiacchierata telefonica, semplice e ricca di umanità allo stesso tempo, che qui riporto nella sua versione integrale.

L’ album “Perle live 2” esce in un momento in cui i concerti sono sospesi.
Nei brani scelti per questa raccolta si parla della vita di tutti i giorni, di sensazioni comuni a molti, delle illusioni (e conseguenti disillusioni), dei conflitti che si vengono a creare nel corso di una relazione di coppia. Temi che riguardano tutti e che, insieme alla formula “live”, tendono a creare un legame molto forte tra chi suona e chi ascolta.
Questo disco può essere considerato come un modo surrogato per tenere vivo il legame con il proprio pubblico in questo momento ed evocare l’atmosfera particolare che si respira durante un’esibizione dal vivo?

Ad oggi lo si può intendere anche in questi termini. È una chiave di lettura a posteriori, ovviamente; il disco nasceva con altri presupposti, gli stessi con cui è nato “Perle 1”: per suggellare su un supporto quello che è stato un gran successo in teatro e di conseguenza discografico. È stato tale che si è pensato di organizzare il tour anche quest’anno: un tour partito ad ottobre che avrebbe dovuto concludersi a marzo, e che avrebbe dovuto bissare questo grande successo. A me non piace rifare le cose uguali, quindi ho pensato d’inserire in “Perle 2” altri dieci brani per offrire qualcosa di nuovo alle persone che venivano a sentire il concerto e di creare un cd. Avrei voluto registrare questi brani durante un concerto unico ma non è stato possibile perché le ultime tre date in programma sono state annullate: quella di Milano, Verona e Brescia, e il programma era di registrare il cd proprio durante il concerto di Brescia. Per trasformare una sfortuna in qualcosa di positivo ho riascoltato le registrazioni fatte nel corso del tour e ho selezionato il meglio. Grazie a questa scelta ne è scaturito una specie di “the best of”. Successivamente il tecnico ha mixato nel suo studio e spedito a me le tracce; a quel punto io, che ho uno studio di registrazione sotto il mio appartamento qui a Bologna, non ho fatto altro che perfezionare al millesimo quello che era già un ottimo lavoro.
Perle nelle perle ho voluto aggiungere un brano che mi è stato proposto dal musicista Marcello Balena, un brano d’ispirazione jazz che abbiamo scritto insieme; ne è nato un pezzo che non rientra in quelli che sono i brani storici dei Pooh ma che fa sempre parte del mio tipo di linguaggio musicale (Dodi ha conseguito nel 2017 il Diploma Accademico Honoris Causa di secondo livello in “Chitarra elettrica jazz” presso il Conservatorio “Egidio R. Duni” di Matera; N.d.R.).

Puoi raccontarmi qualcosa della collaborazione con Marcello Balena in cui hai potuto esprimerti in un ambito musicale diverso da quello noto ai più?

Il mio approccio con il Jazz, con il Prog o la Fusion, quella classica degli anni ‘70/’80/’90 che prevede la conoscenza di John McLaughlin, Di Meola, Chick Corea, di tutti i grandi non tanto del jazz stretto ma della fusion tra il jazz e quello che era il rock e il pop, ha influito molto nella mia maniera di essere di quel periodo. Quando Marcello Balena, che io non conoscevo, è venuto ad ascoltare un concerto di “Perle”, e mi ha proposto di partecipare ad un suo brano come ospite io gli ho risposto che sarei potuto essere interessato. In quel momento però non pensavo di avere del tempo a disposizione da dedicare a questo progetto. Invece, dopo poco, mi sono trovato a casa con tempo e voglia di sperimentare, con possibilità anche di fare cose diverse. È stato un bellissimo invito a mettermi alla prova, a sconfinare in un mondo artistico diverso.
Ho collaborato con tantissimi artisti, del resto: Gino Paoli, Zucchero, Vasco Rossi, Mia Martini… per cui quando Marcello mi ha sottoposto il brano mi sono offerto di completarlo insieme e di suonarlo insieme, e lo abbiamo realizzato in un sistema di lockdown, ognuno nei propri studi. È stato bello: un completamento di un’idea a distanza, quasi senza conoscersi. È venuto fuori un unico indirizzo da condividere fatto di buona musica.

Il brano in questione è “Sincerity”, l’unico inedito del disco, e nasce dall’idea di spiegare il modo in cui l’artista si pone nei confronti della musica. Quanto pensi conti il modo in cui ci si approccia alla musica, e quanto è importante questo approccio per poter stabilire una relazione profonda con quest’arte e non limitarsi ad esserne un mero esecutore?

Io ho cominciato a suonare quando avevo cinque anni, e sto per compierne sessantanove, quindi è un po’ di tempo che mastico musica; non siamo, però, fatti tutti allo stesso modo. Parto da alcuni presupposti: intanto la musica non ha mai fatto male a nessuno (sorride); è un sistema di aggregazione, di comunicazione che va al di là di quelli che sono i confini nazionali ed internazionali. Mi ricordo che sentivamo i brani che arrivavano dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra e capivamo il senso di ciò che dicevano anche se non capivamo le parole; questo perché arrivava una sensazione, un feeling, un mood. La musica è per me, e per tutti, una compagna di vita fantastica: cosa sarebbe il mondo senza la musica? Cosa sarebbe un film senza la colonna sonora? O cosa sarebbe andare al supermercato a spingere il carrello se non ci fosse una bella musica di sottofondo? Io credo che chi, come me, ha la fortuna di avere la musica come mestiere, debba innanzitutto capire che si tratta di uno strumento o anzi, meglio ancora: che noi siamo strumenti in mano alla musica, strumenti in mano alla creatività.Noi non possiamo far altro che studiare, metterci nelle condizioni di farci trovare pronti, perché prima o poi la vita e la musica ti danno la possibilità di metterti alla prova. Occorre studiare, mettersi nelle mani della musica e in quelle di Dio, ed essere “strumento di comunicazione” tra noi, insieme al nostro strumento, e il pubblico; perché la musica fatta da soli, col proprio computer davanti, non vuol dire proprio niente. Chiunque la faccia non vede l’ora di farla sentire alla propria fidanzata, al proprio amico, al proprio condominio, al proprio quartiere, alla propria provincia e alla propria regione. La musica è fatta per essere condivisa.

Che rapporto hai con il tuo pubblico?

Ho un rapporto di grande rispetto, di grande gratitudine. Dopo cinquant’anni che faccio il mestiere del musicista – il musicista di successo – non posso che dire «grazie» alla buona sorte. Grazie al po’ di talento che la mia famiglia mi ha voluto regalare –tramite il mio DNA di musicista – e grazie soprattutto alle persone che mi hanno permesso di esternare questa mia maniera di essere, perché sono tanti i musicisti che si sono affacciati in questo mondo e che sono scomparsi dopo sei mesi, o dopo sei anni.
Io ho cinquant’anni di carriera, ho venduto più di cento milioni di dischi, ho inciso più di trecento canzoni solo con i Pooh, ho avuto collaborazioni nazionali e internazionali, ho viaggiato per il mondo. Io devo dire «grazie» a Dio e «grazie» al mio pubblico.
Chi ha avuto un tale successo come me non può non ringraziare il cielo ogni mattina che si sveglia per avere avuto la possibilità di fare di una passione una professione: questa è la cosa più bella che mi è accaduta.

Come hai vissuto il periodo di confinamento sociale forzato? Cosa ti è mancato di più e cosa hai, come è successo a tanti, riscoperto in quei giorni?

Mi è mancata la condivisione: regalare delle emozioni al prossimo, condividerle con i miei musicisti, con il pubblico, ogni sera. Non c’è niente di più gratificante. Ho scoperto chi sono gli amici veri. In un momento di grande riflessione che ognuno di noi ha avuto in questo periodo – o sta avendo – ho scoperto quelle che sono dentro di me le cose e le persone più importanti; è stato un momento di profonda introspezione che mi ha portato – credo – a maturare ancora di più.

Intervista pubblicata da Shmag.it il giorno 28 maggio visibile cliccando sul Link: https://www.shmag.it/show/musica/28_05_2020/quattro-chiacchiere-con-dodi-battaglia-su-perle-2-il-suo-ultimo-album-live/