Il festival letterario “Torre delle Storie”, diretto da Matteo Porru, quest’anno giunto alla seconda edizione, prevede un‘importante novità: il prefestival, uno spazio dedicato a un tema centrale nella scrittura e nella narrativa sarda. L’incontro di quest’anno è incentrato sulla produzione femminile. Si intitola “Era lei a raccontarmi storie sempre diverse”, titolo che riprende una frase, non a caso, di una delle penne migliori del Novecento italiano, quella di Fernanda Pivano. Parteciperanno all’incontro Claudia Desogus (scrittrice), Chiara Miscali (semifinalista al Premio Campiello Giovani), Cecilia Parodi (scrittrice), Daniela Piras (giornalista e scrittrice), Alice Scalas Bianco (finalista al Premio Campiello Giovani) e Alessandra Sorcinelli (poetessa). L’appuntamento è online, martedì 20 luglio, alle 21, in diretta Facebook sulla pagina di Torre delle storie.
2021: Odissea nei social e nello spazio (chiuso)
Ogni anno che comincia porta con sé buoni propositi, specie quando segue un anno nefasto con al centro una pandemia. Nuovi obiettivi, nuove consapevolezze, nuovi traguardi quindi, anche se tutti sono soggetti a limitazioni non solo fisiche. Archiviato l’auspicato e illusorio miglioramento indotto dal virus regale, si volta pagina e si guarda all’uno finale come a una buona possibilità di ripartenza. La prima cosa che salta all’occhio, legata ai consueti auguri e alle riflessioni scaturite dal nuovo anno, è quanto il potere della comunicazione via social stia crescendo, portando a far emergere intensamente quelli che prima erano atti e fatti privati: tutto è in vetrina. Noi siamo in vetrina come lo sono le nostre attività, i nostri interessi, i nostri oggetti, i nostri animali e le nostre abitazioni; in poche parole: come lo è tutta la nostra vita. E questa vetrina comincia ad essere sempre più stretta. Ci si spinge per trovarvi un posto per esporsi. Tentativi di utilizzare alcuni canali per far girare notizie culturali e di approfondimento sono da ammirare per la loro resistenza, autentiche perle in un mare di sovraesposizione narcisistica generale. Le bacheche dei social sembrano la distorsione di una foto di classe. Tutti vicini, in posa, davanti al fotografo; al posto di dire “cheese” con discrezione, però, si inizia a saltare restando fermi sul posto, al solo scopo di occupare più spazio nello scatto. Assistiamo a vere e proprie vite parallele, sottoposte a restyling e filtri, inquadrature strategiche volte a mettere in evidenza solo alcuni aspetti mirati. Stride rovinosamente con questo mondo fittizio l’elenco dei prodotti pubblicizzati: ansiolitici generici, infusi sedativi per favorire il sonno, compresse per evitare i risvegli notturni, pasti sostitutivi per eliminare i chili di troppo, creme antirughe miracolose. Sembrano davvero due mondi paralleli, quello dei social e quello della pubblicità. Se siamo tutti bellissimi, magri, allegri e acculturati come è possibile che si abbia bisogno di prodotti farmacologici finanche per riuscire a dormire otto ore di fila? La solitudine che emerge da questa esposizione virtuale limitata ma potenzialmente universale è davvero preoccupante e connessa al consumismo sfrenato. Essere al centro, ottenere consensi, like, possedere cose ed esporle affinché anche le “cose”, ormai prolungamento di sé e del proprio corpo, possano collezionare apprezzamenti e approvazione. “Andrà tutto bene”, recitava lo slogan della scorsa primavera, tentativo di conforto simile al senso dato dalle diverse emoticon presenti nelle piattaforme di condivisione: “Mi piace”, “Ti abbraccio”, “Mi dispiace”, “Ti voglio bene”. Rassicurazioni che lasciano il tempo che trovano, messe in discussione dall’alto tasso di insicurezza che dilaga; basta una doppia spunta blu seguita dal silenzio per far vacillare instabili certezze. Meritevoli di attenzioni lo dovremmo essere tutti, ma sono le attenzioni assenti nella vita reale che ci fanno desiderare di averne nella vita virtuale, e la compensazione è impossibile. Credo che tra qualche anno leggeremo di questo nei libri di sociologia: ciò che accade verrà analizzato, i nostri profili social verranno sezionati e tradotti in numeri e percentuali. Sperando che quest’isteria collettiva non ci porti allo sfaldamento della personalità e che si riesca a trovare un equilibrio tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe tanto essere (ricchi, belli, intelligenti, famosi).

Premio Letterario Mariuccia Ruiu Dessì
Ottava edizione del premio letterario di Poesia e Prosa organizzato dall’Associazione Fidapa di Sassari
Il mio racconto “Sosta programmata” ha ottenuto il terzo premio della sezione “Prosa adulti”

Festival Mondo Eco – presentazione
Presentazione de “Un modo semplice”, con Giulia Clarkson
L’11 dicembre. Prima edizione del Festival Mondo Eco. Per il dodicesimo appuntamento #MondoEco incontra Daniela Piras, che presenterà “Un modo semplice. Sostenibilità della violenza di coppia” (Talos Edizioni).


Video completo della presentazione
Mondo Eco- Festival di Letteratura – Sostenibilità Ecolologica Sociale e Culturale

In un momento in cui promuovere il proprio lavoro sembra quasi impossibile, sono molto felice di essere stata invitata a parlare del mio “Un modo semplice” alla prima edizione del Festival Mondo Eco, diretto dall’associazione Il Crogiuolo con la direzione artistica di Rita Atzeri.
Nel programma scrittori e personaggi televisivi come Filippo Solibello, Andrea Vianello, Flavio Soriga, Francesco Abate, Tessa Gelisio e tanti altri.
https://www.ilcrogiuolo.eu/mondo-eco/
Tempi ancora difficili, non semplici da sostenere. Nonostante tutto, Il crogiuolo vara la prima edizione del festival di letteratura MONDO ECO, dedicato proprio alla sostenibilità ecologica, sociale e culturale, organizzato con la direzione artistica di Rita Atzeri e con il sostegno
dell’Assessorato alla Cultura (Servizio beni librari) della Regione Sardegna. Un progetto articolato, con un programma nutrito, e un calendario serrato, dal 14 novembre al 20 dicembre, che prevede incontri con autori di levatura nazionale e regionale (in modalità on line, nel totale
rispetto delle disposizioni anti-Covid vigenti, fino al 3 dicembre), laboratori di scrittura creativa, con la Scuola Holden, e canto, appuntamenti di animazione alla lettura che coinvolgono, in diverse aree della Sardegna, luoghi chiave della cultura e dell’istruzione come scuole e biblioteche, della cura, come ospedali e case di riposo, del recupero sociale, come il carcere. Importante per il festival la rete di collaborazioni che si è andata costituendo, con enti, istituzioni, associazioni, di volontariato, culturali e di spettacolo, festival letterari, i Sistemi Bibliotecari Monte Claro (Città Metropolitana di Cagliari), del Nord Ogliastra, Làdiris (Selargius, Quartucciu, Quartu), Bibliomedia (Assemini, Elmas, Decimomannu, Decimoputzu). Mediapartner di progetto del festival sono Eja tv e Radio X.
Mondo Eco, avendo come obiettivo primario la promozione della lettura, intende stimolare l’attenzione verso temi di stretta attualità, come, in questa prima edizione, quello della Sostenibilità, fattore determinante per il futuro della vita sul nostro pianeta, negli ultimi anni oggetto di interesse e discussione a livello mondiale, che il festival vuole indagare e declinare con l’aiuto della letteratura. Il crogiuolo, dopo oltre trent’anni di attività nel mondo del teatro e degli eventi culturali, ha deciso di investire su una rassegna originale, con una variegata rete di partner e con l’ambizione di diventare il primo festival letterario sardo dedicato alla Sostenibilità. I temi cambieranno di edizione in edizione: per quest’anno le parole chiave saranno “sostenibilità ambientale”, “economica”, “sociale” e “della comunicazione”.
Un festival “territoriale”, che abbraccia diversi luoghi, con la finalità di dislocare le sue attività e diffondere il più possibile i suoi contenuti. Non casualmente gli eventi, al netto della situazione determinata dall’emergenza sanitaria, coinvolgono città come Cagliari e Sassari e altri centri meno grandi dell’Isola, con lo scopo non secondario di aiutare i piccoli paesi ad affrontare il grave problema dello spopolamento.
“Mondo Eco nasce dall’esigenza di raccogliere quelle riflessioni e quelle esperienze, siano esse in ambito letterario o saggistico, che consentano di consolidare ed estendere la coscienza della imprescindibilità del concetto di ‘sostenibilità’ in tutte le forme del vivere, perché il nostro pianeta arresti quel processo che lo candida alla morte certa”, sottolinea Rita Atzeri, direttrice artistica del Crogiuolo e del festival. “Siamo pienamente convinti che ognuno, piccolo o grande che sia, debba fare la sua parte e siamo altrettanto convinti che la letteratura, il teatro, l’arte in genere, possano essere il migliore volano per raggiungere la coscienza collettiva”. E ancora: “Mondo Eco declina il concetto di sostenibilità in tutti gli ambiti del vivere. Parliamo di sostenibilità ecologica, politica, culturale e sociale, perché sono aspetti fortemente interconnessi. Le scelte politiche – conclude Atzeri – possono tutelare o distruggere un ambiente naturale, e in questi mesi abbiamo avuto esempi dissennati in piccola e larga scala: abbiamo visto bruciare l’Amazzonia, con la complicità del governo brasiliano, e vediamo scomparire gli alberi nelle nostre città, Cagliari inclusa”.
L’11 dicembre Daniela Piras, scrittrice sassarese, laureata in Scienze della Comunicazione e Giornalismo, parlerà nella Biblioteca Satta di Nuoro del suo libro Un modo semplice. Sostenibilità della violenza di coppia (Talos edizioni).
2020 La Tv del futuro (o forse no)
La tv del 2020, visionata esclusivamente da chi non è a conoscenza di altri strumenti di svago o da chi si trova temporaneamente impossibilitato ad usufruirne, come nel caso di chi scrive, è un palco dove gli attori sembra non facciano altro che cercare di intimorire chi li guarda.
Durante le proiezioni mattutine, si passa da trasmissioni informative con ambizioni di intrattenimento in cui chi conduce cerca di rendere interessanti le manovre da compiere per sanificare l’auto, a cui seguono malcapitati che raccontano come gli sono stati sottratti dal conto corrente 10000 euro tramite una telefonata di un hacker che ha fatto installare loro una app per ottenere il controllo in remoto dei loro smartphone. Denunciare tramite la tv le truffe di cui si è vittima non serve ad altro che a far conoscere il rischio a chi ascolta, rendendo la vittima celebre per pochi minuti. La frase che si sente più spesso è “speravamo di poterle dare notizie migliori”.
Facendo zapping ci si imbatte nei talk show più vari che sembrano essere proiettati direttamente dalle corsie degli ospedali. Mascherine chirurgiche, camici, microfoni a distanza, notizie che anticipano di poco l’apocalisse. Tutto va a rotoli, e tutti provano a decantare ricette per uscire dalla melma: politici, “opinionisti”, conduttori, medici, “esperti di”(?). Per non rischiare di venire sopraffatti dall’angoscia bisogna cambiare canale e cercare relax e conforto in canali come il “9” che ci delizia con programmi come “Chi diavolo ho sposato?” o “Ho vissuto con un killer”. Il lato romanzato di simili tragedie e drammi familiari ce li fa apparire più digeribili dei talk show su citati.
Nel pomeriggio Mamma Rai ci viene incontro con programmi che hanno l’ambire di sopperire alla chiusura delle scuole e che in qualche modo integrano la dad. Imbattersi in certi monologhi fa rimpiangere la più problematica delle scuole medie. Lezioni, ad esempio, di antropologi che ci narrano le vicende delle sirene, a partire dal mito per arrivare al significato oggi attribuito a questo termine. Il progetto sarebbe anche interessante, se non fosse che la docente legge ogni parola che dice, perciò appare con gli occhi vaneggianti, persi ad inseguire lemmi che passano troppo lesti su uno schermo. A questo punto sarebbe stato meglio prendere spunto da Maria Giovanna Elmi, la “signorina buonasera” , e cercare di imparare la sua tecnica. Considerando che agli studenti solitamente viene chiesta una capacità di memorizzare testi e di esposizione molto maggiore. La scritta sul palmo con gli appunti sarebbe stato un gesto apprezzato.
Il picco si raggiunge con programmi ch’erano in voga negli anni ’80, come Geo, e che hanno attraversato indenni i decenni, senza revisionare nulla del consolidato format. Contenuti interessanti ma di un effetto soporifero paragonabile soltanto alle più potenti tisane alla valeriana. Mucche riunite in mandrie che si apprestano a raggiungere il punto della montagna in cui trascorrere la notte, durante la transumanza. La voce narrante concilia un relax profondo, il prete della piccola cittadina montana ci racconta le vicende dei partigiani… è un attimo. Il cuscino cede e il divano ci accoglie con indulgenza (e un po’ di pietà). Ci si sveglia che è l’ora de “l’Eredità”.
Il pilastro portante dei quiz Rai ci accoglie in uno studio vuoto con i concorrenti che sembrano usciti da barattoli di naftalina. Ognuno incarna un personaggio, immacolato e chiaro: la studentessa modello, l’ingegnere brillante, la casalinga con la passione della cucina, il ragazzo studioso che vuole fare lo scrittore. Domande di cultura si alternano a quesiti storici e di cultura generale. Curiosità/Storia/Geografia… e gli “ereditieri” si impegnano sfidando l’ultima frazione di secondo valida. Insinna, matador di questo circo, tira avanti con battute stantie, infarcite con appelli a donare, donare e ancora donare, per questa o quest’altra associazione, cinque, dieci euro, quello che si può. Donare per far andare avanti la ricerca scientifica. Ma è quando si pensa di aver assistito al peggio che ci rende conto che si può sempre scavare, raggiunto il fondo. È il momento in cui prendono parola le “professoresse”: ragazze che hanno da pochi mesi abbandonato l’adolescenza, ben truccate e dal sorriso curato, che ci deliziano con spiegazioni di fatti e termini di cui ignorano palesemente il significato. Insinna le ringrazia per il modo in cui elargiscono a noi pubblico a casa (poiché è assente quello in studio) pillole di sapienza. Ogni volta che vengono apostrofate “professoresse” un laureato in Lettere tenta di farsi fuori ingoiando il telecomando.
E arriva l’ora del Tg. Un’unica notizia seguita da notizie secondarie sempre sullo stesso tema. In parlamento non si discute d’altro. Nelle strade non si parla d’altro. E gli inviati intervistano passanti che dichiarano che sì, è dura, e che l’aperitivo prima si faceva alle otto e che ora si fa alle cinque. All’ora del tè. Esattamente lo stesso tè che io continuo a maledire e a cui addosso le colpe del mio stato di veglia. Perché dopo una giornata così ci si può solo augurare di prendere sonno alle 21.00, in modo da farla finire il più presto possibile.
Vado a letto rimpiangendo i tempi di Bim Bum Bam e chiedendomi dove sono andati a finire quei programmi che tempo addietro, ai tempi dell’università, non riuscivo a seguire come avrei voluto, perché la precedenza era sempre data allo studio. Mi passano davanti come fantasmi, e mi chiedo se mai siano davvero esistiti Lucarelli, Minoli, Massimo Manfredi…
Un ultimo malaugurio rivolto alla Telecom e al guasto tecnico che impedisce a Santa Internet di funzionare accompagna il mio tentativo di inabissarmi nel mondo dei sogni (e degli incubi). Domani è un altro giorno. Ma la tv sarà sempre la stessa, purtroppo.

Bookolica – Terza Edizione – Tempio Pausania, 5 settembre 2020

Presentazione di “Un modo semplice” . Relatrice: Domenica Azzena. Sax tenore: Daniele Ricciu – Danyart
Urbino in “Un modo semplice” – Luoghi d’autore
Riporto un articolo scritto da Emanuela Riverso, curatrice del Magazine del Turismo Letterario “Luoghi d’autore”

Flavia e Manuel, i protagonisti dell’ultimo romanzo di Daniela Piras, Un modo semplice (pubblicato da Talos Edizioni), sono due studenti universitari che, nelle pagine iniziali del libro, ascoltano insieme la canzone Trovami un modo semplice per uscirne dei Verdena. Attraverso la stesura di un diario, i due studenti raccontano il loro incontro, l’amore, la storia che si frantuma, la persecuzione dell’uno nei confronti dell’altra. Saper chiedere scusa e saper perdonare sono i difficili passi che i due giovani devono imparare a compiere. Il tutto avviene sullo sfondo di una antica città universitaria, Urbino, definita dai due studenti la città ideale in quel momento della loro vita.
Proprio l’ambientazione di Un Modo semplice costituisce un’importante novità: le vicende nei lavori precedenti di Daniela Piras si svolgono sempre in Sardegna (sebbene nel romanzo Leo il luogo non sia determinante per lo sviluppo della trama) ma questa volta la scrittrice ha sentito il bisogno di ricorrere principalmente alla città di Urbino, «la città ferma nel tempo, sempre uguale a se stessa, cristallizzata e perfetta». Tutti aggettivi che non appartengono ai due protagonisti del suo romanzo, i quali invece cambiano, crescono, e di certo non sono perfetti.
Eppure possiamo rintracciare delle corrispondenze perché la città marchigiana sembra la proiezione di uno stato d’animo ben definito, di cui Flavia prende quasi improvvisamente coscienza. Un mattino, mentre Manuel ancora dorme, la giovane esce a fare due passi. Nel suo diario racconta: «osservai la cittadina come se fosse la prima volta; i colori delle strade, i muri, quelle salite che mi erano familiari, alle quali ero affezionata ma che, allo stesso tempo, cominciavano a starmi strette. Una sensazione difficile da spiegare con le parole. Era la mia città, in quel momento, e la adoravo. Allo stesso tempo, però, avevo la sensazione che mi avesse dato tutto quello che poteva, esattamente come Manuel, e che fosse arrivato il tempo di cambiare. Mi sembrava che mi fosse restata soltanto la possibilità di girare in tondo, di rivivere le stesse cose che avevo già vissuto, come se le esperienze di vita seguissero le stesse strade».
Dal momento in cui Flavia raggiunge questa consapevolezza tutto precipita, cambia in maniera radicale. Daniela Piras pone l’accento, come sempre accade nei suoi lavori, su alcuni aspetti di un problema reale. Qui l’autrice tratta i difficili temi della violenza psicologica e fisica, dello stalking. Registrando gli stati d’animo dei personaggi, esplorati nel profondo, l’autrice, con una scrittura nitida ed elegante, ci regala il punto di vista dei due protagonisti, garantendo un equilibrio delicato e per nulla scontato. L’autrice non giudica Flavia e Manuel, non sostiene l’uno o l’altra; lascia che i due protagonisti si raccontino e affida al lettore la libertà, se ne avverte l’urgenza, di prendere una posizione.
Come scrive nella prefazione la criminologa Cinzia Mammoliti, precursore in Italia sull’argomento manipolazione relazionale e violenza psicologica, «l’ Autrice ha costruito il libro creando un vero e proprio equilibrio tra i due personaggi. La scommessa vinta è stata parlarne in modo onesto e dare ai due protagonisti lo stesso peso. […] Da leggere tutto d’un fiato».
Il libro è dedicato «a chi, la vita, l’ha solo sentita raccontare. A chi vede oltre il buio e riesce a cambiare strada».
Informazioni sull’Autore – Daniela Piras è nata a Sassari nel 1977. Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienze della Comunicazione e Giornalismo presso la Facoltà di Scienze Politiche di Sassari. Collabora con varie testate giornalistiche locali ed è redattrice della rivista “Camineras”. Ha all’attivo la pubblicazione di una raccolta di racconti e poesie Parole sugli alberi (2011), un romanzo Village (2013), una raccolta di racconti intitolata Crash (Marco Del Bucchia, 2015). Per Talos Edizioni ha già pubblicato, nel 2017, un romanzo dal titolo Leo.
Isola di San Pietro – Sardegna
Alcuni scatti che non possono far altro che raccontare una piccola parte di quest’isola da cui si riparte a fatica…
Uscite di Emergenza: antologia di racconti edita da Linee Infinite Edizioni
“Uscite di emergenza” antologia di racconti a cura di Maria Cristina Parrella.
Un’antologia nata in un momento molto difficile per il nostro Paese. Sessanta autori reclutati sul web, data l’impossibilità a muoversi dalle proprie case. Le “Uscite di emergenza” hanno rappresentato le nostre vie di fuga. Racconti umoristici, racconti gialli, racconti “piccanti”, racconti romantici, racconti che toccano argomenti sensibili e drammaticamente attuali. Ogni autore ha intrapreso una o più strade per uscire, almeno mentalmente, dall’incubo della pandemia.
Febbraio 2020: primi casi di Covid-19 anche in Italia e istituzione delle Zone Rosse in alcuni comuni lombardi. Marzo 2020: tutta l’Italia è Zona Rossa. Inizia la fase 1, il “lockdown”, la chiusura totale. Per due mesi non si potrà uscire dai confini dei propri comuni; non si potrà uscire di casa, se non per pochi e comprovati motivi. Per questo motivo c’era bisogno di “Uscite di emergenza”.
Maria Cristina Parrella è la curatrice di questa antologia di racconti. La nostra scrittrice ha inventato il progetto denominato “Uscite di emergenza” reclutando gli autori che compongono questa squadra. Sessanta autori per sessanta biografie da raccontare; troppe, per essere incluse nell’antologia. Se siete curiosi di sapere chi sono, andate sul nostro sito web http://www.lineeinfinite.com, inquadrate con il vostro smartphone o cliccate il QR Code e vi si aprirà la pagina FaceBook con le loro schede.
Autore: A cura di Maria Cristina Parrella
Genere: Raccolta di racconti
Collana: Narrativa
Anno: 2020
Pagine: 462
Prezzo: € 18,00
ISBN: 978-88-6247-248-7
La nostra risposta al Covid-19…
Solo con Linee Infinite… emozioni tra le righe!
All’interno anche un mio racconto dal titolo “Un ottobre quasi estivo”
